disturbi specifici dell’apprendimento detti comunemente DSA vengono solitamente definiti come l’insieme dei disordini dell’età evolutiva caratterizzati da una specifica difficoltà nell’acquisizione di una o più capacità scolastiche: lettura, scrittura e calcolo. 

I DSA sono disturbi del neurosviluppo che si possono manifestare già nei primi anni delle scuole elementari; tuttavia, per la diagnosi bisogna aspettare la fine della seconda elementare per la diagnosi di dislessia, disortografia e disgrafia, e la fine della terza per quanto riguarda la discalculia.

Attualmente tali disturbi sono in forte aumento, infatti in Italia si stima ci sia almeno un alunno per classe con un DSA.

È comunque importante segnalare precocemente se il bambino riscontra eventuali difficoltà nell’apprendimento della lettoscrittura, in quanto già dalla prima elementare e, in alcuni casi, dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia, possono essere individuati fattori di rischio.

Quando si interviene precocemente, è possibile allenare tutte quelle funzioni cognitive che sono alla base della lettura e della scrittura, permettendo così una riduzione della gravità del disturbo, una migliore prognosi e l’evitamento di eventuali problemi secondari che il bambino può mettere in atto.

Molto spesso, infatti, le persone affette da DSA vivono il percorso scolastico in modo tormentato e difficoltoso, questo non consente di sviluppare abilità fondamentali per il proseguimento degli studi.

In questo articolo ci soffermeremo in particolar modo sul disturbo che interessa la lettura: la dislessia.

 

Cosa si intende per dislessia

La dislessia è un disturbo del neurosviluppo, che si manifesta durante i primi anni di scolarizzazione e riguarda la mancata o difficoltosa abilità nel leggere fluentemente, e in tempi adeguati, un testo.

Spesso può essere presente anche una difficoltà nell’area della comprensione: la persona dislessica può far fatica nel comprendere i concetti principali e le informazioni menzionate nel testo.

Quello che dovrebbe essere un processo naturale e automatico, diventa un momento complesso e faticoso per il bambino/ragazzo che soffre di dislessia.

Le cause della dislessia ad oggi non sono ancora note, alcuni studi clinici hanno riportato un’origine complessa e la possibile concomitanza di più fattori.

È stata osservata una familiarità del disturbo, infatti, le persone con una familiare dislessico hanno più probabilità di presentare lo stesso disturbo. 

Dal punto di vista genetico, c’è ancora poca chiarezza, infatti, nella rivista New Scientist la professoressa Michelle Luciano sostiene che la dislessia «è una condizione complessa che come tale è influenzata da molti geni, ognuno dei quali da solo ha un effetto molto piccolo sull’aumento della predisposizione genetica alla malattia».

 

Come si manifesta?

La persona affetto da dislessia può manifestare le seguenti difficoltà:

  • Lettura lenta e poco fluente;
  • Sostituzioni di lettere all’interno delle parole;
  • Inversioni di lettere all’interno delle parole;
  • Sostituzioni di parole simili;
  • Perdita del rigo;
  • Sostituzioni di lettere speculari (p-q,b-d).

Oltre a questi elementi, molto spesso ci sono errori e difficoltà di comprensione, interruzioni, eccessiva lentezza e numerose pause.

A tutto ciò va aggiunto il disagio emotivo che tale disturbo può provocare.

La lettura diventa un momento complicato sia per il bambino che per il genitore il quale, può non sapere come aiutarlo. È importante dunque riconoscere e valorizzare i punti di forza del bambino/ragazzo e individuare la modalità di apprendimento più efficace.

È possibile evidenziare alcuni sintomi:

  • sintomi primari, ovvero quelli che rappresentano la funzione “alterata” e nel caso della dislessia gli errori di tipo specifico (errori nelle lettura, lentezza ecc);
  • sintomi secondari che invece rappresentano i disturbi secondari alla dislessia (difficoltà nella coordinazione, nella memoria, nelle abilità visuo-percettive).

Numerosi studi, nella pratica clinica, confermano che spesso i soggetti con disturbi specifici di apprendimento presentano frequentemente comorbilità con altri disturbi (ADHD, disturbo oppositivo-provocatorio, disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, disprassie, ecc.)

 

Quali sono i campanelli d’allarme?

Come abbiamo menzionato in precedenza durante l’ultimo anno di materna, ovvero quanto il bambino ha all’incirca cinque/sei anni, si sviluppano una serie di funzioni cognitive che sono essenziali per l’apprendimento scolastico.

In questa fase nell’ultimo anno di frequenza della Scuola dell’infanzia e l’inizio della Scuola primaria, si allenano i prerequisiti scolastici.

I prerequisiti scolastici sono;

  • Le abilità metafonologiche;
  • La discriminazione uditiva;
  • La memoria e l’attenzione;
  • La coordinazione oculo-manuale;
  • Accesso lessicale rapido;
  • Competenze logico-matematiche.

Un bambino che presenta difficoltà in queste aree è dev’essere supportato e incentivato nel potenziare tutte queste competenze fondamentali per creare una base adeguata agli apprendimenti scolastici.

Possiamo, inoltre, individuare dei campanelli d’allarme specifici della dislessia e sono i seguenti:

  • Il bambino si distrae facilmente;
  • Lettura lenta ed esitante;
  • Il bambino dimentica facilmente le consegne;
  • Il bambino inverte le lettere;
  • Il bambino commette numerosi errori;
  • Il bambino perde il capoverso.

Se un genitore o un insegnante osserva tali cadute, si consiglia di iniziare un iter valutativo.

 

Valutazione e trattamento

La diagnosi prevede il coinvolgimento prima di tutto del neuropsichiatra infantile, che attraverso una valutazione funzionale e un colloquio inizierà il processo valutativo da effettuare.

Tale figura medica avrà l’importante compito di escludere eventuali deficit neurologici/sensoriali, ed effettuare una diagnosi differenziale.

Successivamente un gruppo di professionisti – logopedista, psicologo e il terapista della neuropsicomotricità – somministrano test standardizzati che metteranno in luce eventuali cadute negli apprendimenti.

In base ai risultati ottenuti dagli item valutativi il Neuropsichiatra stipulerà un profilo diagnostico.

La Consensus Conference prevede che per valutare l’intelligenza si debba utilizzare un test multicomponenziale per stimare il livello intellettivo (solitamente la WISC IV).

Questa batteria ha l’obiettivo di indagare diverse funzioni cognitive che sono alla base degli apprendimenti: memoria di lavoro, attenzione, linguaggio ecc.

 I test che vengono utilizzati maggiormente per analizzare l’area della lettura sono:

  • DDE-2 Batteria per la Valutazione della Dislessia e della Disortografia Evolutiva-2 (Autore: Giuseppe Sartori, Remo Job e Patrizio E. Tressoldi)
  • Prove MT-3 Clinica. Il test sviluppato da Cesare Cornoldi per la valutazione delle abilità di lettura, comprensione, scrittura e matematica. (Autori: Cesare Cornoldi, Alvaro Pra Baldi, David Giofrè, Barbara Carretti).

Il processo diagnostico-valutativo, dunque, risulta fondamentale perché aiuta a conoscere le caratteristiche del disturbo e ad acquisire i punti di forza della persona dislessica.

Dopo la diagnosi di dislessia, il medico di riferimento (il neuropsichiatra infantile) può consigliare un trattamento per il potenziamento della letto-scrittura.

Durante la terapia le persone dislessiche verranno aiutate a migliorare la loro prestazione in termini di correttezza, velocità e comprensione del testo scritto.

Inoltre, durante il trattamento verranno potenziate, qualora risultassero deficitarie, tutte le funzioni cognitive menzionate precedentemente:

  • attenzione;
  • memoria;
  • pianificazione;
  • linguaggio;
  • problem solving.

È importante sottolineare che, molto spesso, una persona dislessica presenta delle cadute anche in altre aree, è fondamentale dunque, una buona e accurata valutazione funzionale.

Nell’osservazione generale dei soggetti con DSA è importante tenere conto anche dell’aspetto emotivo e psicologico.

Un intervento precoce, una buona valutazione e un trattamento individualizzato fanno sì che la prognosi sia migliore.

I dati di ricerca sono incoraggianti: su dieci persone con diagnosi certa di dislessia in età evolutiva, sette recuperano la capacità di usare la letto-scrittura nel corso della scolarizzazione e solo tre di esse continuano ad avere pesanti conseguenze in età adulta (Stella, 2004).

 

BIBLIOGRAFIA

Dyslexia linked to 42 genetic variants in the biggest study of its kind Better understanding the genetic variants associated with dyslexia could lead to a test that assesses whether a child is predisposed to have it. By Christa Lesté-Lasserre (20 October 2022)
P. Crispiani, C. Giaconi, La sindrome di Jack. Smarrimento cognitivo sequenziale, ovvero “I bambini che si perdono nelle sequenze”, Junior, Bergamo 2008
Crispiani P. Dislessia come disprassia sequenziale. La sindrome dislessica.Dalla diagnosi al trattamento. Le pratiche ecologico-dinamiche, Edizioni Junior, 2011