I Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), fanno parte dei disturbi del Neurosviluppo e sono caratterizzati da difficoltà in alcune aree specifiche dell’apprendimento scolastico nell’ambito di un funzionamento intellettivo adeguato all’età cronologica.

Nei Disturbi Specifici di Apprendimento sono coinvolte le abilità di lettura, di scrittura, di calcolo; sulla base dell’abilità interferita dal disturbo i DSA assumono denominazioni specifiche:

  • Dislessia (disturbo della lettura);
  • Disgrafia e Disortografia (disturbo della scrittura);
  • Discalculia (disturbo del calcolo).

Da alcuni anni alcuni ricercatori hanno messo in luce, oltre ai disturbi specifici dell’apprendimento, un nuovo disturbo: il disturbo di apprendimento non verbale.

 

Disturbo di apprendimento non verbale: una definizione

ohnson e Myklebust (1967) hanno coniato il termine Disturbo dell’apprendimento non verbale, cercando di identificare le caratteristiche e le difficoltà dei bambini che ne soffrono.

Attualmente tale disturbo, seppur conosciuto, non rientra nella classificazione dei manuali diagnostici come DSM-5-TR (APA 2012) e l’ICD10 (OMS 1992) e non ci sono criteri standardizzati per fare una diagnosi. 

Per comprendere, quindi, di cosa si tratta e quali sono le sue caratteristiche, dobbiamo fare riferimento a diversi studi.

Sulla base di una revisione della letteratura, Mammarella e Cornoldi (2014) hanno condotto un’analisi selezionando 35 articoli scientifici, pubblicati tra gennaio 1980 e febbraio 2012, che hanno descritto il funzionamento di bambini con Disturbo dell’apprendimento non verbale (NLD – Non verbal Learning Disorder) in tal modo è stato possibile ottenere i principali criteri diagnostici utilizzati per identificare bambini con disturbi dell’apprendimento non verbale (NLD).

Gli elementi più significativi che sono emersi dalla revisione sono i seguenti:

  • Difficoltà nelle capacità di organizzazione visuo-spaziale;
  • Discrepanza tra intelligenza verbale e visuo-spaziale;
  • Deficit di coordinazione;
  • Difficoltà nel problem solving;
  • Difficoltà nell’area della matematica.

Esaminando alcuni soggetti, da un recente studio di Mammarella e Cornoldi (2014), inoltre, sono emerse anche alcune fragilità nell’area sociale; quest’ultimo elemento, però, non rientra ancora nei criteri diagnostici e potrebbe essere solo una caratteristica secondaria di tale disturbo.

In merito a quest’ultimo punto, sono stati condotti diversi studi sull’ansia e l’umore basso che caratterizzava i soggetti con disturbo dell’apprendimento non verbale.

Recenti studi sostengono tuttavia, che, sebbene stia emergendo un certo consenso, sono necessarie ulteriori ricerche per stabilire in modo definitivo criteri diagnostici condivisi per i bambini con NLD.

 

Le caratteristiche del Disturbo di apprendimento non verbale

La comunicazione costituisce una componente rilevante della lettura-scrittura e delle prestazioni matematiche e risulta a vario livello resa difficile in molte sindromi.

Sembrerebbe dunque che il disturbo di apprendimento non verbale, a differenza del “comune” DSA (Disturbo degli apprendimenti), abbia un impatto sulla sfera della comunicazione non verbale.

La comunicazione non verbale è la modalità che utilizziamo per trasmettere informazioni e messaggi attraverso espressioni facciali, gesti, sguardi, postura e tono della voce; va oltre le parole ed è una parte essenziale della nostra comunicazione quotidiana.

Il disturbo di apprendimento non verbale si manifesta con:

  • difficoltà nelle elaborazioni di concetti non verbali;
  • scarsa comprensione delle espressioni facciali, del tono di voce e di tutte le informazioni non verbali.

Le persone affette da questo disturbo manifestano una fragilità anche nella pragmatica (una disciplina della linguistica che studia l’origine, gli usi e gli effetti dei segni stessi – Morris,1949).

Si intende di come il contesto influisce sull’interpretazione dei significati dove per contesto si intende una situazione, cioè l’insieme dei fattori extra linguistici, sociale, ambientale e psicologico che influenzano gli atti linguistici; in pragmatica si tende a far distinzione tra significato dell’enunciato e intenzione del parlante: il primo è il significato letterale, mentre il secondo è il concetto che il parlante tenta di trasmettere.

Quindi, i bambini con NLD potrebbero avere una scarsa comprensione dei modi di dire, nei proverbi, nelle metafore, nell’umorismo e nelle sfumature del linguaggio verbale; inoltre, negli scambi comunicativi si denota una fragilità nel cogliere le pause e le reazioni dell’interlocutore.

Le conseguenze sono rilevanti non solo sul piano linguistico ma anche su quello emotivo e socio-relazionale, a causa del distacco che si crea tra il parlante con difficoltà pragmatiche e chi interagisce con lui.

I bambini con il disturbo di apprendimento non verbale mostrano un linguaggio verbale sviluppato e un lessico nella norma, tuttavia, faticano nel rispettare le regole della comunicazione e spesso sono molto loquaci e frettolosi nei discorsi.

 

Il disturbo di apprendimento non verbale a scuola

Per quanto riguarda gli apprendimenti scolastici, potrebbero esserci delle cadute in diverse aree; i domini maggiormente interessati, come menzionato in precedenza, sono quelli che richiedono delle buone capacità visuo-spaziali.

Queste ultime sono abilità che permettono la giusta percezione e relazione nello spazio di oggetti o tra le parti di essi.

I deficit visuo-spaziali possono essere definiti come disordini che determinano un’erronea stima degli aspetti spaziali anche nel rapporto tra oggetto e persona. (Benton,1985)

In termini pratici, le persone con NLD, manifestano difficoltà nella gestione dello spazio, sia ad esempio nel foglio che nell’ambiente circostante, nella costruzione o riproduzione di un puzzle o di un disegno.

Anche la scrittura può essere incerta e poco fluente e può essere caratterizzata da:

  • fusioni sillabiche;
  • lettere ambigue;
  • lettere ricalcate;
  • andamento altalenante della linea di scrittura;
  • inversioni del gesto nella scrittura di alcune lettere in stampatello ed in corsivo;
  • lettere di dimensioni irregolari;
  • omissioni di parti di lettera;
  • grandezza irregolare delle lettere.

Inoltre, si riscontrano difficoltà nell’apprendimento di schemi motori e nella memoria di lavoro. 

Nell’ambito della lettura si possono evidenziare delle difficoltà nella comprensione del testo, sia nei brani di tipo informativo che descrittivo; in quanto può risultare faticoso fare collegamenti e inferenze.

Può dunque risultare molto utile studiare attraverso schemi e mappe concettuali.

Si possono riscontrare, inoltre, anche difficoltà nella correttezza della lettura, i bambini con disturbo di apprendimento non verbale possono confondere lettere simili e/o speculari (b-d, p-q).

Nell’ambito matematico invece si possono riscontrare alcune difficoltà già nei primi anni della scuola elementare e coinvolgono:

  • l’area del calcolo;
  • l’area numerica;
  • l’area della rappresentazione geometrica:
  • i problemi matematici.

In pratica un bambino con il disturbo di apprendimento non verbale mostrerà alcune fragilità come, ad esempio:

  • errori nella scrittura di numeri speculari;
  • incertezze nel calcolo scritto e orale;
  • errori di tipo spaziale nell’incolonnamento delle operazioni;
  • difficoltà nell’esecuzione di espressioni e/o equivalenze;
  • smarrimento nella comprensione e pianificazione dei problemi.

Da alcuni recenti studi è emersa una compromissione anche delle funzioni esecutive; in particolar modo si riscontra scarsa abilità nel pianificare, prendere decisioni, organizzare, nella gestione degli impulsi e nella memoria procedurale.

È importante tenere presente anche l’aspetto emotivo e sociale, in quanto le persone con disturbo di apprendimento non verbale di fronte a consegne difficili o a compiti complessi, possono mettere in atto una serie di comportamenti disfunzionali – rabbia, frustrazione, rifiuto o eccessiva chiusura.

Dal punto di vista sociale, possono emergere paure e difficoltà nelle relazioni con nuove persone o in situazioni diverse. Anche l’imprevisto e le novità potrebbero generare ansia e preoccupazione.

Risulta, dunque, importante intervenire precocemente e supportare le difficoltà presenti in ciascun soggetto attraverso un percorso riabilitativo specifico e adeguato.

Ad oggi il disturbo di apprendimento non verbale è ancora soggetto di analisi e revisioni cliniche, gli studiosi stanno valutando se può essere inserito nei manuali diagnostici.

 

BIBLIOGRAFIA

Ferrara R., Lipparini S. e Mammarella I. (2012). Criteri diagnostici del disturbo dell’apprendimento non-verbale: una rassegna della letteratura. Psicologia Clinica dello Sviluppo, XVI,2, 267-291
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Dislessia come disprassia sequenziale. La sindrome dislessica. Dalla diagnosi al trattamento.
Le pratiche ecologico-dinamiche Pietro Crispiani (2011)
Sviluppare le competenze pragmatiche Sara Vegini, Erickson.