Mutismo selettivo e CAA: un ponte verso l’espressione comunicativa
Sara De Angelis
Aggiornamento - 14:34 del 25/09/25

Indice
Il mutismo selettivo è un disturbo che colpisce i bambini, impedendo loro di comunicare in alcuni contesti specifici, nonostante siano in grado di parlare normalmente in situazioni familiari e sicure.
Questo disturbo, spesso scambiato erroneamente per un rifiuto di comunicare, è, invece, il risultato di un blocco emotivo legato a vari fattori, che inibiscono la capacità di espressione verbale in determinate circostanze sociali o scolastiche.
In particolare, il mutismo selettivo si manifesta frequentemente nei primi anni scolastici, quando il bambino viene introdotto a nuovi ambienti, nuovi coetanei e nuove esperienze sociali.
Questi fattori possono generare un’ansia tale da rendere difficile la comunicazione verbale, soprattutto in contesti sociali come la scuola, dove l’interazione con gli altri è fondamentale.
Cos’è il mutismo selettivo: caratteristiche e diagnosi
Il mutismo selettivo è un disturbo d’ansia che influisce sulla capacità di comunicare in contesti sociali specifici, pur mantenendo la capacità di esprimersi verbalmente in altri ambienti. Sebbene il termine “selettivo” possa suggerire una scelta consapevole, i bambini con mutismo selettivo non decidono dove parlare, ma si sentono più a loro agio in determinate situazioni.
Secondo il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition, Text Revision (American Psychiatric Association, 2022), i criteri diagnostici per il mutismo selettivo sono i seguenti:
- incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche, come a scuola, nonostante la capacità di parlare in altri contesti;
- interferenza con il rendimento sociale, educativo o occupazionale a causa della mancanza di comunicazione verbale;
- durata del mutismo di almeno 1 mese, non limitato al primo mese di scuola;
- esclusione di altre cause, come la mancanza di conoscenza del linguaggio o altri disturbi della comunicazione, come il disturbo della fluenza.
Non si tratta di un disturbo raro, infatti, la prevalenza stimata varia tra 2/10.000 e 70/10.000 nei bambini in età scolare.
Un aspetto fondamentale da comprendere nel trattamento del mutismo selettivo è la differenza tra “impossibilità” e “rifiuto” di comunicare. Molto spesso, i genitori e gli educatori possono pensare che il bambino stia scegliendo consapevolmente di non parlare, ma la realtà è ben diversa. Il mutismo selettivo è, infatti, una forma di incapacità psicologica di esprimersi verbalmente a causa di un blocco emotivo che si manifesta principalmente in contesti sociali che richiamano una prestazione verbale.
Cause del mutismo selettivo
Ad oggi non è stata identificata una singola causa per il mutismo selettivo, e le sue cause possono essere multifattoriali (Cohan, Price, & Stein, 2006).
I seguenti fattori possono coesistere e giocare un ruolo nel mutismo selettivo:
- fattori psicologici, come la fobia sociale, l’ansia da separazione e il disturbo ossessivo-compulsivo (Beidel & Turner, 2007; Black & Uhde, 1995; Manassis et al., 2003);
- predisposizione ereditaria o genetica al mutismo selettivo e al disturbo d’ansia sociale (Black & Uhde, 1995; Cohan, Price, & Stein, 2006; Viana et al., 2009);
- fattori familiari e ambientali, come le opportunità ridotte di contatto sociale, lo stile di genitorialità o i comportamenti di evitamento rinforzati (Viana et al., 2009);
- difficoltà neurologiche/neuroevolutive, come i ritardi nel raggiungimento delle tappe evolutive del linguaggio, della motricità fine e grossa (Viana et al., 2009);
- risposta eccessiva del sistema nervoso autonomo che influisce sulle risposte fisiologiche, sensoriali ed emotivo-comportamentali (ad esempio, Melfsen et al., 2021);
- altri fattori, come un temperamento timido o introverso (American Psychiatric Association, 2022; Steinhausen & Juzi, 1996).
Il mutismo selettivo ha un impatto significativo nelle relazioni sociali e scolastiche del bambino perché una difficoltà di comunicare con gli altri impedisce la creazione di relazioni interpersonali sane e può portare a un isolamento sociale che acuisce il senso di ansia e frustrazione.
In ambito scolastico, inoltre, il mutismo selettivo ostacola anche l’apprendimento, in quanto il bambino ha difficoltà a interagire verbalmente con insegnanti e compagni.
Tale disturbo può compromettere anche la capacità del bambino di chiedere aiuto, esprimere bisogni o partecipare a discussioni in classe, il che influisce negativamente sul suo rendimento scolastico e sulla sua autostima.
I bambini con mutismo selettivo, come molti altri con disturbi d’ansia, tendono a proteggersi dal disagio evitando l’attività che provoca ansia, come parlare o comunicare. I comportamenti associati al disturbo sono una forma di autodifesa, ma possono essere fraintesi come oppositivi, ad esempio, venendo etichettati come “difficili” o “scortesi”.
L’ansia riguardo le richieste comunicative può compromettere la loro capacità di concentrarsi e partecipare pienamente in ambito scolastico o sociale. Questo può rendere difficile identificare correttamente il mutismo selettivo.
CAA come ponte temporaneo per l’espressione
L’intervento precoce per il mutismo selettivo è fondamentale per il trattamento, quest’ultimo può includere l’uso di strategie comportamentali e cognitivo-comportamentali per ridurre l’ansia e aumentare la comunicazione verbale in situazioni diverse.
Le tecniche maggiormente utilizzate includono pratiche basate sull’esposizione, desensibilizzazione sistematica e modificazione del comportamento. Inoltre, i terapisti possono adottare la comunicazione aumentativa e alternativa (CAA), registrazioni video per l’auto-modellamento e tecniche di gioco per costruire un rapporto positivo con il bambino.
In quest’ottica, parlare può diventare per il bambino una prova insormontabile, eppure, esiste un modo per permettergli di comunicare senza dover forzare subito la parola: la Comunicazione Aumentativa e Alternativa.
La CAA non sostituisce la voce, ma l’accompagna, la prepara, la protegge. Offre strumenti visivi come immagini, simboli, tabelle e app digitali che consentono al bambino di esprimere pensieri, bisogni ed emozioni senza dover pronunciare suoni.
In questo modo la pressione si abbassa, l’ansia si riduce e la comunicazione torna a essere possibile. Quando un bambino scopre di riuscire a farsi capire attraverso un simbolo, un gesto o un’immagine, sperimenta qualcosa di prezioso: il piacere di essere ascoltato.
E quando si sente ascoltato, smette di percepire la comunicazione come una minaccia. È qui che accade qualcosa di straordinario: proprio mentre non viene più obbligato a parlare, inizia a desiderare di farlo.
Si può cominciare osservando i momenti della giornata in cui avrebbe bisogno di parlare: quando vuole bere, scegliere un gioco, dire basta o esprimere un’emozione. A partire da queste necessità, si costruiscono immagini personalizzate, magari scattando foto reali degli oggetti e delle persone che fanno parte della sua vita, oppure utilizzando simboli standardizzati provenienti da banche online gratuite.
Le immagini, stampate e plastificate, possono essere raccolte in un piccolo quaderno ad anelli o fissate con velcro su cartoncini rigidi. Esistono inoltre in commercio comunicatori digitali che rendono più veloce gli scambi; Ad esempio, alla domanda della maestra “Come stai?” il bambino può schiacciare il pulsante che indica il suo stato d’animo.
La Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) rappresenta un’opportunità fondamentale per aiutare i bambini con mutismo selettivo ad esprimersi senza la necessità di utilizzare la parola.
Gli strumenti non invasivi, come simboli, immagini e tabelle visive, sono ideali per sostenere la sua comunicazione in modo delicato, senza accentuare lo stress emotivo. L’uso di dispositivi tecnologici, inoltre, come tablet con app di comunicazione, permette di ampliare le possibilità espressive del bambino in modo interattivo e coinvolgente.
Tecniche comunicative e strumenti facilitanti
L’uso di tabelle visive e dispositivi simbolici è uno degli strumenti principali nella CAA. Queste, che associano parole e immagini, sono utilizzate per facilitare la comprensione e l’espressione dei bisogni del bambino, riducendo al minimo l’ansia associata alla comunicazione verbale.
I dispositivi simbolici, come le schede con icone o i tablet (come i NEWDPAD), offrono una modalità alternativa per esprimere desideri, emozioni o necessità, dando al bambino un maggiore controllo sulla propria comunicazione.
Inoltre, le tecnologie avanzate, come i software di sintesi vocale, possono essere integrate per permettere al bambino di esprimersi in modo ancora più fluido e autonomo.
Può essere utile creare un piccolo “kit di comunicazione” da portare con sé nei diversi ambienti: casa, scuola, terapia. All’inizio si possono proporre poche immagini per volta, integrate nelle routine: durante la merenda, per esempio, si può dire con tono rassicurante “Ecco acqua e succo: puoi indicarmi quello che desideri”.
Se il bambino compie anche solo un gesto verso la scheda, quell’atto va accolto come un grande passo, rispondendo subito alla richiesta e accompagnandola con un sorriso e un “Grazie, ho capito cosa volevi”.
In questo modo la comunicazione diventa un’esperienza positiva e sicura, e il bambino comincia ad associare all’atto di comunicare una sensazione di riuscita, non di fallimento.
Affinché questo percorso funzioni, è fondamentale che tutti gli adulti coinvolti siano alleati e coerenti: genitori, insegnanti, logopedista, psicologo, pediatra. Il bambino deve trovare gli stessi strumenti e le stesse regole ovunque, per sentirsi davvero al sicuro
A scuola le immagini possono essere integrate nel calendario della giornata, nella tabella delle emozioni, nella scelta delle attività; a casa possono accompagnare i momenti quotidiani come la merenda, il gioco, la nanna; in terapia possono sostenere le attività che svolgerà il bambino e le prime esposizioni verbali graduali.
In ogni contesto, la regola più importante è non parlare mai al posto del bambino, ma aspettare con calma i suoi segnali, accogliendo anche i più piccoli tentativi comunicativi come conquiste preziose.
Inizialmente la CAA può sembrare solo un supporto provvisorio, ma in realtà è molto di più: è il primo passo concreto verso la parola.
I bambini non smettono di parlare perché usano i simboli; al contrario, spesso iniziano a dire ad alta voce le parole che prima indicavano con le immagini, proprio perché la paura è diminuita e la comunicazione è tornata a essere un luogo sicuro.
Il bambino può inserire all’interno del suo comunicatore immagini della sua vita reale (ad esempio la foto dei suoi cartoni preferiti, dei suoi amici e dello sport che frequenta, così da creare scambi comunicativi più reali ed efficaci con i suoi compagni).
Oggi, grazie alla tecnologia e ai nuovi software, i comunicatori non servono più solo a esprimere bisogni o emozioni: possono diventare veri strumenti di apprendimento.
Ad esempio, durante una lezione di italiano, il bambino può seguire una storia e, tramite simboli o immagini sul suo dispositivo, indicare i personaggi o gli oggetti principali, rispondendo a domande come “Chi ha trovato il tesoro?” senza dover parlare.
In matematica, di fronte a problemi come “Se ho 3 mele e ne prendo altre 2, quante mele ho in tutto?”, può selezionare le immagini corrispondenti alle quantità, mostrando la soluzione e partecipando attivamente alla lezione.
Anche nelle scienze, per identificare dove vive un animale come il pinguino, il bambino può indicare sul comunicatore il simbolo del Polo Sud o dell’habitat ghiacciato, interagendo con la classe in modo concreto.
In tutti questi casi, i genitori, collaborando con gli insegnanti, possono preparare contenuti simbolici personalizzati, rendendo la partecipazione scolastica non solo possibile, ma realmente significativa.
Intervento coordinato con equipe clinica e scuola
Un intervento efficace per il mutismo selettivo richiede una stretta collaborazione tra professionisti clinici (logopedisti, psicologi) e il personale scolastico (insegnanti, educatori). In contesti scolastici dove l’intervento è stato ben strutturato, molti bambini hanno mostrato significativi miglioramenti nelle loro abilità comunicative.
L’approccio multidisciplinare permette di creare un piano terapeutico personalizzato che risponde alle necessità specifiche del bambino, integrando il supporto psicologico e linguistico con strategie didattiche appropriate.
I genitori, inoltre, devono essere formati sulle tecniche di supporto alla comunicazione, come l’uso della CAA, e dovrebbero essere incoraggiati a partecipare alle attività terapeutiche.
La creazione di un ambiente familiare accogliente e sicuro è essenziale per il successo del trattamento. Un ambiente privo di pressioni, che incoraggi il bambino a esprimersi senza timore di giudizio, permette di ridurre l’ansia e di favorire il processo di recupero.
L’accoglienza, la comprensione e il sostegno continuo sono gli elementi chiave per far sì che il bambino con mutismo selettivo possa superare le difficoltà comunicative e sviluppare competenze linguistiche in modo sereno e naturale.
Per quanto riguarda la diagnosi del mutismo selettivo deve essere fatta in collaborazione con un team interdisciplinare, poiché è importante escludere altre possibili cause del disturbo e fare una diagnosi differenziale completa. Bisogna escludere altre condizioni come disturbi d’ansia, fobie specifiche, o disturbi dello spettro autistico.
Alcuni individui con mutismo selettivo potrebbero anche presentare disturbi fono-articolatori, che possono favorire la presenza di tale disturbo. La valutazione dovrebbe prendere in considerazione il funzionamento globale del soggetto.
Inoltre, è necessaria una valutazione cognitiva, la quale potrebbe rivelare che alcuni bambini con mutismo selettivo hanno difficoltà con la memoria visiva o verbale, ma generalmente mostrano abilità cognitive e accademiche nella norma.
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Aggiornamento - 14:34 del 25/09/25